Giuliano Tomaino

Giuliano Tomaino

Giuliano Tomaino è nato alla Spezia nel 1945, vive e lavora a Sarzana; ha iniziato la sua carriera alla fine degli anni Sessanta, nella direzione dell'Arte Povera, con assemblages di objets trouvés.

Gli anni '70 sono contraddistinti da copriletto utilizzati come supporto per rappresentare la natura, il degrado e l'azione del tempo. Dalla metà degli anni ‘70 la sua ricerca si rivolge alla pittura segnica, caratterizzata da linee che si incrociano in diverse scale di nero e rosso, colori che diventeranno una costante nel suo lavoro, con segni che tendono a ripetersi; sono coevi i collages eseguiti con tessuto sfrangiato.

Il soggiorno newyorkese segna una tappa importante nel lavoro di Giuliano che, in quegli anni, frequenta Mario Soldati. Tellaro, dove l'artista risiedeva, e il paesaggio ligure, entrano nei dipinti sotto forma di segni che rimandano ai pali della mitilicoltura nel golfo, alle meduse (E oltre tutto non sai dove vanno, '85), alle nuvole. E' il mare dileguato nel cielo, '86), al porto (Dietro la poppa una luna immensa). Nel '90 compare il tema del cimbello (lo zimbello, il richiamo per gli uccelli), suggerito dalle rondini che entrano nello studio sarzanese, dove Tomaino lavora tuttora; gli spazi espositivi interessati al suo lavoro aumentano per numero e importanza (le gallerie Heinz a Zurigo, Mc Cann a Francoforte, Tornabuoni a Firenze, Susanna Orlando a Forte dei Marmi) fino al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, con Tomaino gli anni ‘80 del ‘91 o al Museum im Vogtturm di Zell am See in Austria.

In questa fase l'artista contamina i temi legati al territorio con i drammi dell'attualità (Pensando al Golfo,'91). Il motivo dei cimbelli ritorna insistentemente in Come dentro un vecchio colombaio ('92) o in Itinerari per Sarajevo ('93), utilizzati quale segnaletica nel centro storico di Sarzana. Le gambe a V verso l'alto (Fuori gioco, ‘93) sono un'altra tappa (V di Vincent, ma anche premonizione di una caduta rovinosa). Lo stesso anno lo studio di Tomaino e il sottostante ex biscottificio abbandonato ospitano La presenza della virtualità. Arte come pre-, mostra con sedute preliminari sul concetto di installazione site-specific; nasce un importante sodalizio con Claudio Costa, uno dei massimi esponenti dell'arte etnica, coordinatore della mostra, e con gli artisti a lui collegati. Fra questi Costantino Ciervo, Pietro Perrone e Ampelio Zappalorto, presenti nel panorama artistico internazionale, Philip Corner, esponente storico del Fluxus, e Jacob De Chirico; quindi Fabrizio Garghetti, fotografo di artisti, Antonio Porcelli, esponente del Neo-Futurismo, i genovesi Luigi Tola e Rodolfo Vitone, rappresentanti storici della Poesia Visiva. Nel '94 Tomaino organizza con Claudio Costa l'evento work in progress La virtus della virtualità. Arte come pre-, presentata da Bruno Corà.

Il tema de Le case dei santi, dagli importanti sviluppi successivi, inizia nel 2004 in forma pittorica e stilizzata, a seguito di una visita nel territorio della Garfagnana a S. Pellegrino in Alpe, per giungere l'anno successivo alla forma-archetipo definitiva e tridimensionale. La Spezia, sua città natale, gli rende omaggio tra la fine del 2009 e il maggio 2010 con una grande mostra presso il museo CAMeC e con un percorso di sculture articolato per tutta la città.
Crea la Factory, una sorta di bottega medievale, gruppo di artisti che lavorano in modo permanente con lui.Tomaino ha una speciale attenzione per i titoli che, "fiancheggiando" l'opera, ma senza descriverla, sono, sostiene l'artista, "a volte più belli delle opere".

Giuliano Tomaino è nato alla La Spezia nel 1945, vive e lavora a Sarzana; ha iniziato la sua carriera alla fine delgi anni Sessanta, nella direzione del'arte povera, con assemblages di objets trouvés.

Gli anni '70 son oontraddistinti da copriletto utilizzati come supporto per rappresentare la natura, il degrado e l'azione del tempo. Un vecchio raso verde fa da fondale ne l'infanzia di Giorgio('69), dove burattini appesi, ricordano la solitudine e la fantasia dell'infanzia. Appartengono allo stesso periodo le staccionate.

Dalla metà degli anni '70 la sua ricerca si rivolge alla pittura segnica, caratterizzata da linee che si incrociano in diverse scale di nero e rosso, colori che diventeranno una costante nel suo lavoro, con segni che tendono a ripetersi; sono coevi i collages eseguiti su tessuti sfrangiati.

Oggi è il primo giorno di primavera (“79)