Jannis Kounellis

Jannis Kounellis

JANNIS KOUNELLIS

Tra i protagonisti del panorama contemporaneo dell'ultimo trentennio, dalla Grecia, dove nasce nel 1936, Jannis Kounellis si trasferisce a Roma nel 1956. Qui frequenta l'Accademia di Belle Arti e, ancora studente, la Galleria La Tartaruga di Roma gli dedica la sua prima personale, dal titolo L'alfabeto di Kounellis, in cui espone una serie di tele che raffigurano numeri, lettere e simboli in una bicromia bianco-nera, in reazione alla gestualità informale. Influenzato dall'opera di Burri e di Fontana, guarda anche al lavoro di Pollock, Kline ed alla ricerca precedente di artisti come Mondrian e Malevich. L'esordio prevalentemente pittorico va trasformandosi in realizzazioni che si possono accostare maggiormente alla scultura, con l'utilizzo, a partire dal 1963, di materiali trovati.

Dagli ultimi anni Sessanta si riscontra nelle sue opere la presenza di animali vivi, come nella celebre installazione con dodici cavalli vivi tenutasi nel 1969 alla Galleria L'Attico di Fabio Sargentini a Roma e poi ripetuta nella Biennale di Venezia del 1976. Con Sargentini inizia una serie di mostre di grande importanza, in cui espone opere come Il giardino-i giuochi e la Margherita di fuoco.

Tra i maggiori esponenti dell'Arte Povera, Kounellis partecipa alle principali collettive di questo movimento, prima tra cui è la mostra Arte povera e IM spazio del 1967, alla Galleria La Bertesca di Genova. Lavora anche nell'ambito del teatro, attività che ha inizio con La vita di Artaud di Mario Diacono nel 1968 e con la collaborazione con il regista Carlo Quartucci. La varietà di materiali di cui si serve include inizialmente il fuoco, come richiamo alla vita e alla forza purificatrice e rigeneratrice, la terra e l'oro, con riferimenti talvolta alchemici. Introduce anche sacchi, come una sorta di omaggio a Burri, ma strappati dal supporto ed esposti come oggetti nello spazio. Altri materiali vengono aggiunti, come porte e finestre, spesso chiuse o occupate da legno e pietre. Quindi vengono inseriti fumo, scaffalature, carrelli, cumuli di caffè, carbone, così come altri oggetti che fanno riferimento al mondo del commercio, dei mezzi di trasporto e dell'economia in generale. Si tratta di frammenti molto diversi, ma che riportano alla storia culturale più in generale, filtrata dalla soggettività dell'artista.

Spesso realizza performances sulla base di brani musicali. Le installazioni più recenti includono frammenti di copie classiche posti su mensole, mobili ed oggetti di uso comune, sistemati in scala monumentale. Le opere successive sviluppano un'analisi del concetto di storia, inteso come insieme di resti della memoria collettiva, esemplificato nella serie degli scaffali, come luoghi che conservano oggetti e opere d'arte del passato. Una intensa attività espositiva segna la sua carriera. Partecipa a varie edizioni della Biennale di Venezia, a cominciare con quella del 1972, e a Documenta di Kassel, nel 1972 e nel 1982.

La prima personale a New York si tiene nella Galleria Sonnabend nel 1972 e la prima grande mostra monografica è allestita nel museo Boymans van Beuningen di Rotterdam nel 1977. Tra i maggiori eventi espositivi vanno ricordati: la retrospettiva al Museum of Contemporary Art di Chicago del 1986, la personale al Museo Reina Sofia di Madrid nel 1996-97, la mostra presso il Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato del 2001 e quella alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma nel 2002.

Ultima tra le mostre sull'Arte Povera è quella del 2001 alla Tate Gallery di Londra, trasferita poi al Walker Art Center di Minneapolis (2001-2002), al Museum of Contemporary Art di Los Angeles (2002) e allo Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington (2002-2003).

Dal 1993 al 2001 ha svolto attività didattica all'Accademia di Belle Arti di Düsseldorf. I suoi scritti sono raccolti nel testo Odissea Lagunare edito da Sellerio nel 1993.

Opere